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SmartArt N. 16 – verso una nuova concezione dell’arte – Arcaismo greco –

Buongiorno a tutti, parlare di arte dell’antica Grecia, significa parlare soprattutto di architettura e scultura. La pittura invece e’ quasi assente, anche se sappiamo dagli storici del tempo che i Greci amavano la pittura e molti artisti sono menzionati per le loro straordinarie qualità tecniche, ma purtroppo di tutta quest’arte non e’ giunto nulla fino a noi. L’unica pittura che conosciamo e’ quella vascolare (vasi, anfore) che puo’ solo darci una vaga idea di quella che si poteva ammirare nei palazzi e nelle ville. L’arte arcaica di cui ci occupiamo ora, parte dal VII° secolo A.C. fino al V° secolo A.C., il periodo in cui si iniziarono a costruire i primi templi in muratura, ed i primi teatri. Sulle caratteristiche di questi monumenti non mi soffermo, in quanto qualsiasi manuale puo’ soddisfare tutte le curiosità ed entrare nei particolari, mi limiterò a fornire solo alcune indispensabili indicazioni. I templi erano luoghi di culto, ma a differenza dei nostri edifici religiosi, il popolo non poteva accedere al loro interno, solo il sommo sacerdote poteva farlo. Le funzioni si svolgevano interamente all’esterno, per questo motivo tutte le decorazioni erano poste all’esterno dell’edificio, mentre l’interno conteneva solamente una cella (naos) nella quale era posta una statua o una raffigurazione del Dio al quale, il tempio, era dedicato. Solo circa 150 anni fa, si e’ scoperto che erano vivacemente colorati, dei colori non e’ rimasta traccia e fin dal medio evo si e’ sempre pensato che fossero bianchi, per questo motivo tutte le architetture rinascimentali e neoclassiche che riprendono i motivi di quest’epoca sono bianche, come ad esempio uno degli edifici neoclassici più famosi, la residenza del presidente degli Stati Uniti, la Casa Bianca a Washington. Tutti sappiamo che i templi si differenziano tra di loro a seconda dell’epoca in cui sono stati costruiti, i piu’ antichi, VII° sec. A.C. sono in stile dorico; qualche decennio dopo troviamo quelli in stile ionico e, a partire dal V° sec. A.C. quelli in stile corinzio. Sono facilmente distinguibili, lo ricordo, per la forma del capitello posto nella parte superiore di ciascuna colonna: lo stile dorico e’ caratterizzato da un capitello quadrato, quello ionico da uno con due volute o riccioli, quello corinzio da foglie di acanto. Una leggenda tramandata oralmente e trascritta in epoca romana da Vitruvio, racconta che lo scultore Callimaco inventò questo capitello ispirandosi ad un cesto avvolto con questa pianta posato accanto alla tomba di una fanciulla a Corinto. Anche in Italia possiamo vedere templi , ad esempio a Paestum o nella valle dei templi ad Agrigento, anche quelli meglio conservati, restano ruderi, un tempo erano completamente coperti da un tetto ed erano riccamente decorati con statue e bassorilievi. La particolarità di questi edifici, consisteva in una organicità unica, ogni singolo elemento appariva strettamente interconnesso a tutti gli altri, non come un’aggiunta decorativa a se’ stante, ma indispensabile. Una scultura fungeva da decoro, ma anche da sostegno a una trave, la quale colorata e decorata, a sua volte sorreggeva il tetto e bilanciava i vari elementi. Complicatissimi calcoli matematici regolavano il tutto e riassumevano concetti proporzionali, che insieme al concetto di organicità ed interdipendenza accennati prima, tendevano a trasferire in ambito artistico il pensiero dei filosofi che avevano intuito i meccanismi di interdipendenza che regolano ogni elemento esistente in natura. La scultura merita un capitolo a parte, mentre mi soffermo un attimo sulla pittura. Come detto conosciamo solo quella vascolare e si distingue in due tipi, quella a figure nere su fondo rosso e quella a figure rosse su fondo nero. Raffigurano soprattutto gli dei o gli eroi omerici, sono opere di un equilibrio e di una raffinatezza uniche, ma ricalcano sostanzialmente lo stile egizio; sono immagini rigide viste di profilo, con l’occhio frontale, in cui si tende a mostrare tutto cio’ che si conosce, non solo cio’ che si vede. Ma ecco che intorno al 500 A.C. avviene una vera e propria rivoluzione. Da qualche decennio si era iniziato a dipingere immagini viste di profilo, non piu’ alla maniera egizia in cui la testa era di profilo, ma il busto frontale in modo da far vedere entrambe le braccia, ma facendo vedere un unico braccio e lasciando all’intuizione dell’osservatore la presenza dell’altro. Gli artisti prendevano coscienza del fatto che l’immaginazione poteva sopperire tranquillamente e senza limitazione alcuna a cio’ che non era descritto e, da questo momento, parti’ un’autentica rivoluzione che non si sarebbe piu’ arrestata. Oggi a noi sembra ridicolo, ma per 5000 anni sono state dipinte immagini basate sulla conoscenza, mostrando cioe’ tutto il possibile e dando il massimo delle informazioni. Da quel momento si e’ aperta una nuova strada: non e’ necessario mostrare tutto, ma solo quello che da un particolare punto di vista noi riusciamo a vedere, il resto lo possiamo immaginare. Ecco che intorno al 500 A.C. noi troviamo in una immagine di un vaso, una figura umana con un piede visto frontalmente e non di profilo. Uno solo, l’altro, in una posizione alquanto rigida ed innaturale e’ ancora visto di profilo, ma, e’ proprio il caso di dirlo, fu il primo passo verso una nuova era: si stava abbandonando la forma simbolica per approdare a quella oggettiva, quella naturalistica o realista o classica.
Un caro saluto a tutti Alfredo.

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