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SmartArt N.18 “la scultura arcaica dell’antica Grecia”

SmartArt N.18 “la scultura arcaica dell’antica Grecia”

Buongiorno a tutti. Dopo aver visto come, nella pittura, intorno al V° sec. A.C., gli artisti, con l’invenzione della visione di scorcio, hanno imboccato una strada che li porterà ad abbandonare la rappresentazione simbolica per i successivi 1000 anni, fino cioè alla caduta dell’impero romano d’occidente, vediamo come anche la scultura si sia completamente rinnovata ed abbia creato i presupposti per iniziare un cammino che darà vita, nell’età classica o aurea, da lì a pochi decenni, ad una trasformazione impensabile raggiungendo vette di incredibile bellezza.
Intanto chiariamo il concetto di “scorcio”, termine che ho utilizzato poco sopra. Abbiamo considerato nei post precedenti, come, fino al V° sec. A.C., la rappresentazione di ogni immagine in pittura, ricalcasse a grandi linee lo stile egizio, cioè una visione di profilo e frontale combinate assieme, a sottolineare una raffigurazione dettata dalla conoscenza. Improvvisamente, intorno al 500 A.C. si cambia registro, qualche rivoluzionario ed ignoto artista comincia a dipingere una figura umana, totalmente di profilo, nascondendo quindi alla vista un braccio ed una gamba nella figura rappresentata, lasciando all’immaginazione o all’intuito di chi osserva, cogliere l’esatta definizione di ciò che e’ rappresentato anche se non e’ mostrato. Questo tipo di rappresentazione e’ detta di scorcio. Così una mano vista di profilo, mostra solo il dito mignolo e nasconde quasi tutte le altre dita, un piede visto frontalmente, nasconde gran parte della sua forma, così come un uomo visto dall’alto. Tutte queste rappresentazioni, sono di scorcio ed introducono il concetto di punto di vista. La scultura invece non ha mai avuto questo tipo di problema in quando noi possiamo girarle attorno e vederla in tutte le sue parti. Ma fino al V° secolo A.C., esattamente come la pittura, era di rappresentazione simbolica. Gli scultori (ma sarebbe meglio chiamarli artigiani) della Grecia arcaica, avevano l’esigenza di dare una rappresentazione dei loro Dei e delle Dee, che non rispecchiasse criteri di verosimiglianza, ma fosse solo simbolica, per cui le forme anatomiche erano molto schematizzate e sintetiche, con l’unico fine di raggiungere un ritmo elegante e proporzionato. La figura maschile (Kouros) era virile, ritta per lo più nuda, mentre quella femminile (Kore), ritta o seduta e vestita. Entrambe erano modelli che una volta perfezionati nella composizione, venivano ripetuti allo stesso modo da tutti gli artisti, esattamente come accadeva presso gli Egizi a cui si ispiravano. Per secoli sono state rappresentate molto rigide, e, sia che simboleggiassero guerrieri, eroi, Dee o Dei, erano caratterizzate da una specie di sorrisetto gentilizio anche nelle rappresentazioni più inverosimili, tipo guerrieri feriti o morenti. Raramente erano scolpite in movimento, e, quando lo erano, mostravano atteggiamenti alquanto goffi e quasi innaturali, e, più che mostrare un movimento, accentuavano la loro rigidità e pesantezza. Perfino le vesti nelle statue femminili, non modellavano il corpo, ma sembravano pesantissime corazze. Se e’ vero che l’arte arcaica greca di questo periodo appare di una evidente immaturità rispetto a quella del successivo periodo classico, e’ altrettanto vero che risponde totalmente alle necessità culturali di quel preciso momento storico, tanto da non far desiderare nulla di differente sia dal punto di vista estetico che concettuale. Il carattere simbolico di quest’arte, era universalmente accettata e compresa da tutti. Solamente verso la fine del periodo arcaico, intorno al 470 A.C. (periodo severo) gli scultori greci, in coincidenza con la scoperta dello scorcio da parte dei pittori, iniziano l’inarrestabile cammino che trasforma il concetto di arte fino a quel momento considerato: anche per loro, come per i pittori, si configura l’idea della rappresentazione in cui la natura (umana, animale, vegetale o inanimata) diviene il modello di ispirazione, e, anche se si continua a ritrarre figure divine ed eroiche, l’artista greco, inizia ad abbandonare il modello simbolico per assumere quello classico e realistico attinto dalla natura. Non si guarda più al passato o alla tradizione, ma al nuovo ed alle esigenze dell’oggi . Le statue ed i bassorilievi perdono il loro sorrisetto caratteristico (anche per questo motivo, tale periodo viene in seguito chiamato “severo”), come ad esempio nell’immagine dell’auriga, e, pur conservando una grande rigidità, in questa scultura, la veste risulta maggiormente drappeggiata attorno al corpo. La stessa considerazione va fatta per i Tirannicidi, ancora estremamente rigidi e pesanti, ma con una rappresentazione molto più realistica del corpo umano, secondo concezioni del tutto nuove. Siamo agli inizi dell’epoca classica, l’eta’ di Pericle. Ne parleremo nel prossimo appuntamento.
Un caro saluto a tutti, Alfredo

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