SmartArt N. 31 L’ARCHITETTURA LOMBARDA ED IL DUOMO DI MODENA –

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SmartArt N. 31 L’ARCHITETTURA LOMBARDA ED IL DUOMO DI MODENA –

SmartArt N. 31 L’ARCITETTURA LOMBARDA ED IL DUOMO DI MODENA –

Buongiorno a tutti. Abbiamo detto che l’arte romanica che si sviluppò nell’Europa occidentale a partire dal XI secolo, riguardò soprattutto l’architettura, la quale trovò la massima espressione e diffusione nella costruzione di grandi cattedrali, ma non si limitò a queste, sono tipiche di questa parte di medioevo anche le maestose cinte murarie, i castelli e le torri. Queste ultime non furono esclusivamente quelle di tipo militare ancora oggi visibili in tanta parte d’Europa, ma anche quelle cittadine che fungevano da abitazioni, fatte costruire dalle più importanti famiglie e si sviluppavano in altezza, più la famiglia era importante più la torre che faceva costruire era maestosa ed alta. Queste torri erano collegate tra di loro da passerelle in legno che servivano come vie di fuga in caso di necessità, come ad esempio l’invasione di un esercito nemico all’interno della città. Mentre molti castelli sono sopravvissuti alla distruzione, la maggior parte delle mura e delle torri sono state abbattute nel corso dei secoli. San Giminiano, paesino toscano, è famoso per alcune torri che sono ancora oggi visibili ed anche a Bologna la Garisenda, gli Asinelli ed altre 20 torri sono sopravvissute a quell’epoca. Ho postato un’immagine relativa ad un modellino di una ricostruzione, desunta dallo studio di bassorilievi e miniature medievali, che ci mostra come poteva apparire lo skyline della città nel XII secolo, visto che era famosa per le sue 100 torri. Da quel che vediamo, a Manhattan non hanno inventato nulla.
Ma torniamo ai monumenti religiosi che rappresentano l’eccellenza dell’arte romanica.
Nell’XI secolo si diffuse In tutta la Val Padana, un nuovo tipo di architettura generalmente definita (a quel tempo) col nome di “lombarda” (ricordo che il termine romanico è stato assegnato a questo tipo di arte solo a partire dal XIX secolo) che poi si diffuse anche nel resto d’Italia. Come abbiamo detto, questo tipo di architettura, non fu una novità in assoluto, in quanto, esattamente come avvenne in Francia, furono riprese le caratteristiche fondamentali dalle chiese di Ravenna dell’epoca bizantina.
La chiesa madre dell’architettura lombarda, e quindi del romanico italiano, fu la basilica di Sant’Ambrogio a Milano, intorno al 1080, ma non si trattò di una costruzione ex novo, fu un rifacimento quasi totale dell’antica basilica di epoca paleocristiana.
Si tratta di un edificio con facciata a capanna le cui caratteristiche rispecchiano in larga parte quelle tipiche romaniche illustrate nel post precedente, quindi con pochissime decorazioni sia all’esterno che all’interno, suddivisione in tre navate, archi a tutto sesto, soffitto con volta a crociera, ecc. ecc. costituisce invece un’eccezione l’atrio antistante la facciata ricostruito sui resti di quello preesistente. Il campanile, ricorda una torre ed è impostato secondo un motivo a finestre crescenti dal basso verso l’altro, ispirato al campanile dell’abbazia di Pomposa di qualche decennio antecedente.
Tipica cattedrale a salienti è invece il duomo di Modena dedicato a San Geminiano, il secondo vescovo della città vissuto nel IV secolo. E’ uno dei monumenti più importanti della cultura romanica di tutta Europa e, dal 1997 è riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, assieme alla sua torre Ghirlandina e all’adiacente Piazza Grande.
Una delle particolarità di questa cattedrale, risiede nel fatto che forse è l’unica nell’ambito romanico, voluta dal popolo e fatta costruire dal popolo, non da un vescovo, un cardinale o un principe. I modenesi erano devotissimi al loro santo patrono, e quindi, sull’onda delle grandi costruzioni dell’epoca, vollero dedicargli una degna cattedrale, nella quale venerare le spoglie. I lavori iniziarono nel 1099 e terminarono nel 1184. Caso quasi unico nella storia del tempo, si conoscono i nomi sia dell’architetto, Lanfranco, che del principale scultore, Wiligelmo; ancora per lungo tempo gli artisti, non sono ritenuti degni di menzione nei documenti ufficiali, che accolgono unicamente i nomi dei signori che commissionano i lavori. Furono i cittadini modenesi, in assenza dell’illustre committente da commemorare per la costruzione, a voler ringraziare i maestri tramite la menzione dei loro nomi su una lapide posta all’interno dell’edificio. Il rosone della facciata è posteriore di un secolo, così come la costruzione del campanile, la Ghirlandina. Del XV secolo invece e’ la copertura della navata principale con volta a crociera, che ha sostituito l’originario soffitto piano in legno. Lo spazio interno, in questa ed in tutte le cattedrali romaniche, suddiviso in campate, è reso in maniera più concreta e razionale-geometrico, rispetto allo spazio “mistico” lineare e prospettico bizantino. L’uomo ed il suo lavoro, acquisiscono maggiore importanza in questo periodo rispetto all’alto medioevo, e, sebbene sia tutto sempre sottomesso al volere di Dio, meritano di essere rappresentati in schemi simbolici quali la suddivisione dello spazio, o oggettivamente nella scultura. Un’altra caratteristica di questa struttura, non insolita, è data dal falso matroneo, cioè da un piano soprastante le navate in cui sono presenti le arcate che si affacciano sula navata principale, ma alla cui base manca la pavimentazione, per cui non utilizzabile, ma presente come illusione.
Le sculture del Wiligelmo sono superlative ed eseguite in perfetto stile simbolico medievale, vale a dire uno stile avente la funzione non tanto di abbellire o di rappresentare la realtà secondo canoni di realismo, quanto di istruire chi osserva attraverso un simbolismo emotivamente espressivo. Ecco quindi che la gestualità delle figure rappresentate acquisisce importanza fondamentale, in quanto è l’atteggiamento assunto, non il carattere di verosimiglianza che permette di identificare ed interpretare il personaggio raffigurato. Spesso l’espressività è accentuata dalla deformazione delle parti anatomiche per rendere maggiormente il concetto che si vuole esprimere, come ad esempio grandi mani per alludere al lavoro manuale. Particolarmente interessanti sono le rappresentazioni dei mestieri nonchè delle decorazioni presenti in un portale d’ingresso alla cattedrale, in cui in un fitto intreccio di rami, che simboleggiano il percorso della vita, sono racchiusi piccoli personaggi ed animali mostruosi, a simbolo dei pericoli che l’uomo incontra nel suo percorso verso la salvezza. Numerose loggette ed archi ciechi percorrono tutto il perimetro del duomo, creando effetti di chiaro scuro per rendere piu’ leggera ed armonica la struttura. Tutte queste caratteristiche elencate nella cattedrale con facciata a capanna di Sant’Ambrogio e quelle nel duomo di Modena con facciata a salienti, sono comuni, seppur con varianti locali a moltissime cattedrali romaniche. Nel prossimo appuntamento vedremo quelle, che pur rientrando nello stile romanico, presentano caratteristiche differenti.
Un caro saluto a tutti Alfredo.

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